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Parità di genere, le politiche europee e gli obiettivi nel Recovery Plan italiano

 

Next Generation EU e parità di genereNon si tratta più ragionare in termini astratti di parità di genere, ma di costruire un sistema politico, sociale ed economico che veda questo elemento come un valore strutturale. Dall'imprenditoria femminile alla formazione nelle materie scientifiche, i fondi europei del Next Generation EU verranno investiti in progetti che valorizzino le donne e la loro emancipazione. 

Next Generation EU, le donne al centro della ripartenza

La chiave di volta per accelerare il percorso, lungo e accidentato, per la parità di genere in Italia sta nel saper spendere i 191,5 miliardi - destinati al Belpaese da Bruxelles a valere sul Next Generation EU ed in particolare sul Recovery and Resilience Facility - per iniziare una "rivoluzione culturale che parte dal basso".

L'ha definito così la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, durante il webinar "Next Generation EU: le politiche per la parità di genere e iniziativa 'No Women No Panel - Senza donne non se ne parla'", il cambio di paradigma che si dovrebbe avere grazie alla giusta definizione degli obiettivi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Parità di genere, cosa c'è nel Recovery plan Italia?

A proposito del Next Generation EU, la ministra ha dichiarato: "Abbiamo un premier che assume come priorità della propria azione di governo la parità di genere. Questa viene anche assunta come obiettivo strategico del Next Generation EU e viene riconosciuta come un’investimento e non come un atto di giustizia sociale. Investire nelle donne significa promuovere lavoro, benessere e ovviamente equità sociale".

Ci sarà perciò un Piano in cui verrà esplicitato, in maniera matematica e scientifica, "punto per punto gli obiettivi che dovranno essere raggiunti. Come il lavoro femminile nel sud Italia, il settore infanzia e digitale, azioni di fiscalità agevolata e misure per incentivare l’imprenditoria femminile".

Nel Recovery Plan italiano, inviato a Bruxelles dal precedente governo a gennaio, c'è un elemento"incoraggiante", ovvero "nei titoli c'è la questione della parità di genere". Ora "bisogna passare dai titoli, che sono molto buoni, ai progetti, che in Italia sono anche quelli per sostenere l'occupazione femminile e penso che il MEF, che ha avuto l'incarico da poco, senz'altro lavorerà per la qualità dei piani e mi auguro lo faccia in tempi piuttosto stretti", ha detto il commissario UE all'Economia Paolo Gentiloni, intervenendo allo stesso evento.

A livello europeo, c'è stato nel corso dei mesi scorsi un dibattito a proposito della definizione di una soglia garantita di investimenti - come ad esempio quella valida per gli investimenti nel digitale al 20% e nel green al 37% - che ha visto il PE proporre di portare da 2 a 6 i temi su cui introdurre somme vincolanti (tra questi anche donne, giovani, stato di diritto). D'altra parte, però, quest'idea si è scontrata con un chiaro 'no' dal Consiglio, finalizzato ad evitare che i Piani seguissero uno schema eccessivamente predeterminato. 

Questo però non vuol dire che parità di genere non sarà un valore vincolante. Il commissario UE all'Economia, infatti, ha fugato i dubbi circa la poca validità della parità di genere quale valutazione d’impatto generale, non essendoci dei segmenti precisi dedicati a questo tema. "Nel regolamento a cui siamo legati nel Next Generation EU abbiamo chiarissimo il compito di verificare che ci siano investimenti rilevanti per affrontare il tema della parità di genere, e dove ci siano raccomandazioni UE particolari verso i singoli Paesi, che si rispettino queste raccomandazioni", ha detto Gentiloni.

Ed ha assicurato che i servizi della Commissione faranno un attento lavoro di scrutinio dei PNRR per verificare che ci siano progetti sulla parità, che saranno un "elemento vincolante" per i Paesi. "Noi questo lavoro lo faremo, posso assicurare che sarà fatto, ma è un'operazione che si fa in due, devono farlo i governi nelle loro proposte", ha aggiunto.

InvestEU, impenditoria femminile e accesso al credito

È noto ormai l'impatto dell’attuale emergenza Covid-19 sulle donne, che ha comportato un elevato tasso di disoccupazione femminile, aggravando un quadro di divario economico e sociale in Europa e in Italia.  A tal proposito la presidente della commissione per i Diritti delle Donne e l’Uguaglianza di Genere del Parlamento europeo, Evelyn Regner, ha spiegato nel suo intervento in che modo invertire questa rotta.

Non solo Next Generation EU, ma soprattutto InvestEU: un programma europeo che facilita l’accesso a finanziamenti e garanzie da parte di soggetti economici che presentano un profilo di rischio del quale i finanziatori privati non potrebbero farsi carico e promuovere investimenti per la competitività, la crescita sostenibile, la resilienza sociale e l’inclusione.

Attraverso questo strumento sarà possibile per i Paesi membri dell'UE risollevarsi e mettere in atto delle politiche capaci di incoraggiare le banche a dare fiducia all'imprenditoria femminile. La figura dell’imprenditrice deve essere vista anche come un volano di capitali, capace di far tornare l’economia a crescere. "Abbiamo ora bisogno anche di donne che investono i loro fondi: si pensa che le donne abbiamo meno propensione a diventare imprenditrici, e per tale motivo vengono spesso ghettizzate se tentano questa carriera. È un ingiustizia", ha spiegato Regner.

Stessi toni sul fronte dell'accesso al credito per le donne sono quelli della commissaria europea per l’Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Giovani, Mariya Gabriel, che nel suo intervento ha sottolineato il "forte spirito imprenditoriale" che caratterizza le donne, ricordando anche il motivo per cui nel 2018 è stata lanciata la campagna 'No Women No Panel', ovvero per una presenza equilibrata dei generi in tutte le discussioni pubbliche.

"Ho deciso di lanciare la campagna europea 'No Women No Panel' e con questa campagna, mi impegno a partecipare solo a eventi pubblici in cui le donne sono equamente rappresentate. Quando spieghiamo agli organizzatori perché declino l’invito, solo poche ore dopo, riceviamo un nuovo programma con molte più donne esperte. Questa azione immediata significa che le donne esperte diventano visibili, i loro punti di vista vengono ascoltati e diventano riferimenti nel loro campo. Inoltre, diventano esempi dei possibili percorsi di carriera per le nuove generazioni", ha chiarito Gabriel.

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Come affrontare i temi occupazione femminile e disparità salariale

Fondamentale il focus sulla parità di genere come "indice di valutazione in tutte le misure, in modo trasversale", per la ministra Bonetti. Nel suo intervento, infatti, ha ribadito l'importanza di questo valore per un futuro cambiamento sociale strutturale e ha avanzato una proposta: "l’idea è che ci sia trasparenza di obiettivo e che venga specificato apertamente quanto le azioni di quell’azienda abbiano influito positivamente sulla parità di genere, in modo da premiare i comportamenti virtuosi e scoraggiare gli altri atteggiamenti".

Si trova d'accordo su quest'ultimo punto il commissario Gentiloni, che ha ricordato come "il problema della disparità salariale in Europa è ancora molto alto ed è più alto nelle pensioni. Per i salari è al 14, per le pensioni al 33%. La trasparenza credo sia una delle cose fondamentali da fare con i poteri che ha la Commissione europea, l'obbligo di trasparenza per le aziende sarà un fortissimo stimolo a fare meglio".

Inoltre, sul tema dell'occupazione femminile, la ministra Bonetti ha confermato la volontà di raddoppiare i posti negli asilo nido, arrivando a una crescita del 50% da qui al 2026. "C’è un fattore moltiplicativo, perché nel momento in cui si introducono un numero di servizi educativi adeguato, si libera lavoro femminile delle troppe donne che devono rinunciare al lavoro per seguire i figli", ha dichiarato Bonetti.

La cura dei figli non deve essere solo compito delle donne. Secondo Bonetti "Questa azione va inserita nella riforma del Family Act. Il Next Generation EU deve servire a dare corpo alle riforme che cambino definitivamente il nostro Paese. Nel Family Act c’è la riforma dei congedi parentali, c’è il sostegno a tutti i servizi educativi dall’infanzia fino all’adolescenza. Se noi inseriamo questa specificazione nell’ambito di una riforma integrale è chiaro che il nostro Paese cambia definitivamente passo e in meglio". 

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