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Cosa prevede la revisione della Direttiva UE sull’efficienza energetica

 

Photocredit: Mix da PixabayPer rispondere agli obiettivi climatici che l’Europa si è posta e assicurare, al contempo, una maggiore autonomia dell’Unione nel campo dell’energia, all’interno del Pacchetto Fit for 55 è stata prevista anche la rifusione della Direttiva UE sull’efficienza energetica (EED). Rispetto alla versione del 2018 infatti, una volta approvata, la nuova EED alzerà l’asticella sull'efficienza energetica che l’UE dovrà raggiungere nei prossimi anni.

Cosa prevede la nuova direttiva rinnovabili

Il tema è di quelli destinati a cambiare notevolmente il volto dell’Unione europea e dei suoi Stati membri. Assieme alle rinnovabili, infatti, una delle strade maestre per rendere l’UE climaticamente neutrale e geopoliticamente indipendente passa, infatti, anche dalla capacità di aumentare i livelli di efficienza energetica del continente.

Un percorso che chiama in causa numerosi settori, interessi e priorità nazionali. Non sorprende, quindi, che l'iter di approvazione della nuova Direttiva sull'efficienza energetica sia iniziato ormai oltre un anno fa e sia ancora in corso.  

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La cronistoria della rifusione della Direttiva europea sull'efficienza energetica

Prima di ripercorrere brevemente le tappe che stanno portando alla nuova Direttiva, vale la pena puntualizzare che in realtà non si tratta di una “nuova direttiva tout court”, ne di una semplice modifica. Tecnicamente, infatti, la procedura prescelta è stata quella di una “rifusione” della Direttiva efficienza energetica, tecnica che contribuisce a semplificare la legislazione dell'Unione consentendo l'adozione di un unico testo legislativo, che contemporaneamente effettua la modifica desiderata, codifica tale modifica e le precedenti, così come le disposizioni invariate dell'atto precedente e abroga tale atto e atti modificativi precedenti. 

Chiarito ciò, il percorso per aggiornare la Direttiva europea sull'efficienza energetica (Energy Efficiency Directive, EED) è stato avviato con l’adozione del Pacchetto Fit for 55 il 14 luglio 2021 da parte della Commissione europea. Tra le varie misure legislative messe in campo per raggiungere gli obiettivi climatici europei, infatti, la Commissione ha previsto anche la rifusione della EED, al fine di fissare obiettivi più ambiziosi e stringenti nel campo dell'efficienza energetica.

Sul tema è intervenuto, poi, anche RepowerEU, il Piano adottato a maggio 2022 dalla Commissione per aumentare la capacità energetica dell’UE. Lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, ha imposto la necessità di smarcarsi rapidamente dalla dipendenza energetica dalla Russia, innalzando al 45% l'obiettivo 2030 per le rinnovabili. In tale contesto RepowerEU è intervenuto anche sulla EED, alzando i target sui consumi massimi di energia primaria (PEC) e finale (FEC).

Giungiamo così al 27 giugno 2022, data nella quale il Consiglio ha fissato la sua posizione negoziale sulla proposta di rifusione della EED, giocando al ribasso su alcuni target e obblighi per gli Stati membri.

Infine, l’ultima puntata andata in onda finora è quella del 14 settembre 2022, con la votazione del Parlamento europeo (PE) sul testo della rifusione della EED, in un gioco (in questo caso) al rialzo degli obiettivi ambientali della nuova direttiva.

A questo punto, i prossimi step consisteranno nell’avvio dei negoziati tra il PE e il Coniglio.  

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Cosa prevede la nuova direttiva sull’efficienza energetica (EED)

In attesa di vedere quale sarà la versione finale della Direttiva EED rivista, ecco i principali capitoli presenti nella proposta iniziale della Commissione UE di luglio 2021

In linea di massima, rispetto alla Direttiva EED del 2018, la nuova Direttiva sull'efficienza energetica dovrebbe portare ad un innalzamento di diversi target e obiettivi.

Il principio “energy efficiency first” raggiunge una definizione giuridica

Per far ciò, la nuova EED introduce anzitutto una definizione giuridica e operativa del principio "l'efficienza energetica prima di tutto" e ne specifica l'ambito di applicazione. Infatti, anche se tale principio era già incluso nella EED 2018, senza una definizione giuridica specifica esso si è rivelato di difficile attuazione. Una volta in vigore la nuova Direttiva, invece, il principio dovrebbe applicarsi d'ora in poi ai sistemi energetici e a tutti i settori non energetici che incidono sui consumi energetici e sull'efficienza energetica; ai processi di appalto pubblico (appalti e concessioni) di un certo valore; e sistemi di trasformazione, trasmissione e distribuzione dell'energia.

Nuovi target sui risparmi energetici

Uno dei pilastri della nuova Direttiva EED sono i nuovi obiettivi di efficienza energetica fissati per l'UE, chiamata a garantire collettivamente un'ulteriore riduzione del consumo energetico di almeno il 9% entro il 2030, rispetto alle proiezioni effettuate nell'ambito dello scenario di riferimento dell'UE per il 2020.

Per far ciò la Direttiva prevede anche un nuovo metodo di calcolo dell'efficienza energetica dell'UE che corrisponde al:

  • 36% di risparmio sui consumi energetici finali (FEC) entro il 2030;
  • 39% di risparmio sui consumi di energia primaria (PEC) entro il 2030.

Nuovi target sui consumi massimi

Altra colonna portante della nuova Direttiva EED è rappresentata dai nuovi limiti massimi che l'UE dovrà rispettare nel campo del consumo di energia finale (Final Energy Consumption FEC) e nel campo del consumo di energia primaria (Primary Energy Consumption, PEC).

Entro il 2030, infatti, la nuova Direttiva prevede le seguenti soglie massime: 

  • la FEC non potrà superare i 750 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio equivalente), 
  • mentre la PEC non dovrà eccedere i 980 Mtep.

Per avere un’idea della portata della novità, basta prendere in considerazione i livelli fissati dalla Direttiva del 2018. Attualmente, infatti, il FEC si attesta sui 826 Mtep, mentre il PEC ha come soglia massima 1128 Mtep.

I nuovi valori previsti dalla Direttiva revisionata sono, in realtà, ancora più bassi rispetto alla proposta iniziale della Commissione di luglio 2021. Lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, ha portato la Commissione ad abbassare ulteriormente i massimali come sopra, tramite il piano RepowerEU. 

L’altra novità sul tema è rappresentata dal fatto che d’ora in avanti l'UE dovrebbe soddisfare entrambi gli obiettivi (FEC e PEC), mentre attualmente la Direttiva del 2018 prevede che sia sufficiente che l'UE raggiunga solo uno dei due obiettivi.

Vale la pena sottolineare che la proposta iniziale della Commissione (datata luglio 2021) ha previsto che i nuovi obiettivi siano vincolanti per l'UE nel suo insieme, lasciando invece che i contributi nazionali restino solo indicativi. Ciò riflette la continua resistenza di alcuni Stati membri a fissare obiettivi nazionali vincolanti. Tuttavia, gli Stati membri saranno chiamati ad adottare ulteriori misure di efficienza entro un anno se l'analisi della Commissione dovesse concludere che esse non sono in linea con la traiettoria indicativa che dovrebbero seguire al fine di conseguire un maggiore risparmio energetico.

Il ruolo del settore pubblico per l’efficienza energetica

La nuova direttiva EED rafforza anche le disposizioni sul ruolo di guida che il settore pubblico sarà chiamato ad assumere nel campo dell'efficienza energetica. D’ora in avanti, infatti, gli Stati membri dovranno garantire che:

  • la Final Energy Consumption (FEC) di tutti gli enti pubblici (considerati nel loro insieme) sia ridotta di almeno l'1,7% all’anno;
  • almeno il 3% della superficie calpestabile degli edifici di proprietà di enti pubblici (di dimensioni superiori a 250 m2) venga rinnovato ogni anno secondo gli standard degli edifici a energia quasi zero (nZEB).

Il ruolo di capofila affidato al settore pubblico per l'efficienza energetica del patrimonio immobiliare è una novità significativa rispetto alla Direttiva del 2018. L'attuale EED, infatti, ad oggi non prevede riduzioni vincolanti del consumo di energia per il settore pubblico nel suo insieme e applica il requisito di ristrutturazione del 3 % solo agli edifici del governo centrale. La nuova EED, invece, estenderebbe questo requisito e lo renderebbe vincolante per tutti gli enti pubblici, compresi gli edifici del governo locale e regionale.

Gli obblighi di risparmio energetico

La nuova direttiva EED modifica anche le disposizioni sugli obblighi di risparmio energetico (energy saving obligations, ESO), che attualmente sono fissati allo 0,8% annuo nel periodo 2021-2030.

Una volta in vigore, infatti, la direttiva l'EED rifusa dovrebbe prevedere che il tasso annuo degli ESO sia quasi raddoppiato (1,5%) tra il 2024 e il 2030. 

Il periodo di riferimento per il calcolo degli obblighi di risparmio energetico sarebbe il consumo di energia finale (FEC) medio negli anni 2018, 2019 e 2020. 

Data center e diritti dei consumatori

Altre due novità dalla Direttiva EED rifusa interessano da un lato i data centre e dall’altra i consumatori finali di energia.

Nel primo caso, infatti, il testo aggiornato della direttiva introduce nuove disposizioni sui sistemi di gestione dell'energia e sugli audit energetici, prevedendo anche l'obbligo per gli Stati membri di divulgare le informazioni sul consumo energetico dei loro data center.

Nel secondo caso, invece, il testo prevede  nuove disposizioni che conferiscono ai consumatori dell'UE alcuni diritti contrattuali di base per il riscaldamento, il raffreddamento e la fornitura di acqua calda sanitaria.  

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Il negoziato sulla rifusione della Direttiva efficienza energetica (EED)

Come ogni misura legislativa, il percorso che porta alla sua adozione prevede una serie di step che partono dalla proposta della Commissione, analizzata e modificata sia dal Consiglio sia dal parlamento e dal successivo avvio dei negoziati tra gli organi europei.

La posizione negoziale del Consiglio sulla proposta di rifusione della Direttiva efficienza energetica

Il primo organo UE ad esprimersi sulla rifusione della EED è stato il Consiglio. Il 27 giugno 2022, infatti, gli Stati europei hanno adottato la propria posizione negoziale (orientamenti generali) sulla nuova Direttiva efficienza energetica, caratterizzata come al solito da un gioco generalmente al ribasso su target e obiettivi.

Per quanto riguarda, infatti, i target sui risparmi energetici, la posizione del Consiglio prevede una riduzione entro il 2030 del consumo di energia a livello dell'UE del:

  • 36% per il consumo finale di energia (FEC) e sarebbe vincolante;
  • 39% per il consumo di energia primaria (PEC). 

Gli obiettivi utilizzano un nuovo valore di riferimento e corrispondono a un obiettivo di riduzione del 9% rispetto al 2020. Il consumo di energia finale rappresenta l'energia consumata dagli utilizzatori finali, mentre quello di energia primaria comprende anche ciò che viene utilizzato per la produzione e la fornitura di energia.

Il Consiglio ha convenuto che tutti gli Stati membri contribuiranno al conseguimento dell'obiettivo generale dell'UE mediante traiettorie e contributi nazionali indicativi, stabiliti dagli Stati membri nei loro piani nazionali integrati per l'energia e il clima da aggiornare nel 2023 e nel 2024. La formula definita nell'allegato I per il calcolo di tali contributi sarebbe indicativa, con una possibilità di scostamento del 2,5%. La Commissione calcolerebbe se tutti i contributi raggiungono l'obiettivo del 9% e, in caso contrario, apporterebbe correzioni ai contributi nazionali inferiori all'importo che si otterrebbe utilizzando la formula. La formula si basa, tra l'altro, sull'intensità energetica, sul PIL pro capite, sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sul potenziale di risparmio energetico.

Per quanto concerne, invece, gli obblighi di risparmio energetico, il Consiglio ha concordato il seguente, graduale aumento dell'obiettivo di risparmio energetico per il consumo di energia finale. Gli Stati membri garantirebbero, infatti, risparmi pari:

  • all'1,1% del consumo annuo finale di energia a partire dal 1º gennaio 2024; 
  • all'1,3% a decorrere dal 1º gennaio 2026; 
  • all'1,5% dal 1º gennaio 2028 al 31 dicembre 2030, con la possibilità di riportare al periodo successivo un massimo del 10% dei risparmi in eccesso. 

Sul punto, inoltre, il Consiglio ha incluso la possibilità di contabilizzare nel calcolo ai fini del conseguimento dell'obiettivo i risparmi energetici realizzati attraverso le tecnologie di combustione di combustibili fossili nel solo settore industriale in casi debitamente giustificati, confermati da audit energetici.

In merito, invece, al nuovo ruolo propulsore del settore pubblico dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare, il Consiglio ha previsto l'obbligo specifico di conseguire una riduzione annuale del consumo energetico dell'1,7% o, in alternativa, almeno dell'1,9% ogni anno se si escludono i trasporti pubblici o le forze armate, che sarebbe vincolante quattro anni dopo l'entrata in vigore del regolamento, iniziando gradualmente con i comuni più grandi. Inoltre, il Consiglio ha convenuto che gli Stati membri sarebbero tenuti a ristrutturare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli immobili di proprietà degli enti pubblici.

Infine per quanto concerne la disposizione sulla trasparenza del consumo energetico dei centri dati, il Consiglio ha previsto l’obbligo, per tali centri, di pubblicare informazioni sul loro consumo energetico ogni anno a partire dal 2024. La Commissione elaborerebbe una banca dati pubblica dell'UE che raccolga informazioni sul consumo di energia dei centri dati.

La posizione del Parlamento europeo sulla rifusione della Direttiva efficienza energetica

Il 14 settembre 2022 è stata la volta, invece, del Parlamento europeo. Con 469 voti favorevoli, 93 contrari e 82 astensioni, a metà settembre l'Eurocamera ha sostenuto la revisione della direttiva sull'efficienza energetica, aumentando l'obiettivo UE per la riduzione del consumo di energia finale e primaria.

Nel testo approvato, infatti, il PE chiede ai Paesi UE di garantire collettivamente, entro il 2030, una riduzione del consumo di energia finale (FEC) di almeno il 40% e di almeno il 42,5% del consumo di energia primaria (PEC), rispetto ai dati del 2007. Ciò corrisponde rispettivamente a 740 e 960 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) per il consumo finale e primario di energia. Per raggiungere questi obiettivi, gli Stati membri dovranno stabilire i contributi nazionali vincolanti.

Sebbene questi risparmi energetici siano molto maggiori rispetto alla proposta originale della Commissione (luglio 2021), non differiscono enormemente dall'emendamento EED mirato della Commissione nell'ambito del piano REPowerEU (maggio 2022), che propone limiti superiori di 750 Mtep (FEC ) e 980 Mtep (PEC).

Tuttavia, a differenza delle proposte della Commissione, il PE assegnerebbe obiettivi nazionali vincolanti accompagnati da tappe fondamentali per il 2025 e il 2027

Per quanto concerne, invece, il ruolo del settore pubblico, il PE prevede obiettivi più ambiziosi. Secondo l'Eurocamera, infatti, gli enti pubblici dovrebbero ridurre la loro FEC del 2% ogni anno negli edifici di loro proprietà o in affitto, mentre la proposta della Commissione copre solo gli edifici di proprietà di enti pubblici e richiede una riduzione annuale della FEC -1,7%.

Infine, per quanto riguarda gli obblighi di risparmio energetico (energy saving obligations, ESO), il PE ha proposto obblighi annuali ESO del 2% tra il 2024 e il 2030, un terzo in più rispetto alla proposta della Commissione (1,5%).

Consulta la proposta di rifusione della Direttiva efficienza energetica della Commissione UE - 14 luglio 2021

Consulta la posizione negoziale del Consiglio - 27 giugno 2022

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