Fondo sociale per il clima: cos’è, quanto vale, come funziona
Il Fondo sociale per il clima mette a disposizione nuove risorse con cui i Paesi europei potranno tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell’energia. Potrà contare su un budget di 86,7 miliardi, almeno stando alle stime iniziali, e servirà a sostenere interventi strutturali e ad erogare veri e propri aiuti diretti a famiglie e microimprese.
La creazione del Fondo sociale per il clima va inquadrata nell’ambito del pacchetto Fit for 55, la normativa europea sul clima che traccia la rotta per ridurre le emissioni UE di almeno il 55% entro il 2030 e rendere il Vecchio Continente climaticamente neutro entro il 2050, e più in particolare nell’ambito della complessa riforma del sistema ETS.
Partiamo dagli obiettivi generali del Fondo: se nel medio e lungo termine i benefici delle politiche climatiche dell'UE superano chiaramente i costi di questa transizione, nel breve periodo tali politiche rischiano di esercitare un'ulteriore pressione sulle famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese più vulnerabili. La transizione ambientale ed energetica, per intenderci, non si fa gratis e alla luce delle continue fluttuazioni dei prezzi dell’energia Bruxelles vuole difendere i soggetti più vulnerabili, vale a dire le famiglie e le imprese più piccole.
Cosa finanzia il Fondo sociale per il clima?
La risposta è duplice. Da un lato, infatti, il Social Climate Fund finanzierà investimenti strutturali di lunga durata, come la ristrutturazione degli edifici, le soluzioni di decarbonizzazione e l'integrazione delle energie rinnovabili, le infrastrutture per veicoli a zero e basse emissioni e l'uso del trasporto pubblico e dei servizi di mobilità condivisa.
Ma c’è anche un secondo tassello del Fondo molto interessante in piena crisi energetica: il Fondo sociale per il clima finanzierà infatti anche misure temporanee di sostegno diretto al reddito per far fronte all'aumento dei prezzi dei carburanti e del riscaldamento. Per questa seconda linea di investimento, però, si potrà contare solo su un massimo del 37,5% del costo totale stimato di ciascun piano nazionale a valere sul fondo stesso.
Timeline
La “brutta” notizia è che il Fondo sociale per il clima non sarà realtà da subito. In base all’accordo raggiunto dai negoziatori europei, il Social Climate Fund verrebbe istituito nel periodo 2026-2032 e le spese ammissibili sarebbero quelle a partire dal 1° gennaio 2026.
Quindi il Fondo inizierà ad operare un anno prima rispetto al cosiddetto ETS II, previsto sempre nell’ambito del Fit for 55: si tratta di un nuovo sistema ETS separato per i carburanti per il trasporto su strada e per gli edifici, che fisserà un prezzo sulle emissioni di questi settori. A sua volta l’ETS II potrebbe essere posticipato al 2028 per proteggere i cittadini laddove i prezzi dell'energia fossero ancora eccezionalmente elevati, ma ciò non dovrebbe avere effetti sull'operatività del Fondo sociale per il clima.
Come verrà alimentato il Fondo?
Le risorse del Fondo Sociale per il Clima sono innanzitutto legate a filo doppio al sistema ETS. E ciò rende il budget complessivo dello strumento più una stima che una certezza.
All'inizio, il Fondo sarà finanziato attraverso i proventi ottenuti dalla vendita all'asta di 50 milioni di quote ETS (stimate in circa 4 miliardi di euro). Una volta entrata in vigore l'estensione dell'ETS a edifici e trasporti, il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dalla vendita all'asta di quote ETS II fino a un importo di 65 miliardi di euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali. Per un totale stimato di 86,7 miliardi di euro.
Si tratta di un aspetto su cui i revisori della Corte dei Conti europea hanno sollevato perplessità: in una nota del 16 dicembre (pubblicata appena due giorni prima dell’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio sul Fondo), la Corte sottolinea come i prezzi delle quote di emissione tendano a fluttuare in modo significativo, il che li rende una fonte relativamente volatile di entrate dell'UE. “Non è inoltre chiaro quando saranno disponibili le entrate e se saranno commisurate agli ambiziosi obiettivi del Fondo e alle corrispondenti esigenze di investimento”. Inoltre, poiché la Commissione non ha ancora adottato le relative procedure, “non è chiaro come debbano essere quantificate e gestite le entrate così generate”, avvisa la Corte dei Conti.
Quel che sappiamo per certo è che il Fondo sociale per il clima entrerà a far parte del bilancio dell’UE e, sulla base dell’accordo tra i negoziatori di Parlamento e Consiglio, sarà alimentato da entrate con destinazione specifica esterne fino a un importo massimo di 65 miliardi di euro. Un’architettura di bilancio che dovrebbe consentire al Fondo di beneficiare di una serie di garanzie legate al bilancio europeo, senza riaprire il Quadro finanziario pluriennale dell'UE.
Per essere precisi il Fondo dovrebbe essere finanziato dal bilancio dell'UE utilizzando un importo equivalente al 25% delle entrate previste provenienti dallo scambio di quote di emissione dell'edilizia e dei carburanti per il trasporto stradale, grazie a una modifica mirata del Quadro finanziario pluriennale.
Nell’ambito della revisione del bilancio UE 2021-27, il Parlamento europeo ha chiesto un adeguamento automatico alle fluttuazioni di prezzo che, in caso di aumento del prezzo del carbonio a un livello superiore all'ipotesi iniziale contenuta nella proposta della Commissione, metta a disposizione del Fondo sociale per il clima una dotazione aggiuntiva su base annuale. In questo modo sarebbe possibile sostenere ulteriormente le famiglie vulnerabili e gli utenti dei trasporti nella transizione verso la neutralità climatica.
Foto di Manuj Patel
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