Consiglio europeo: verso compromesso tra aiuti di Stato e flessibilità sui fondi europei
Per l'Italia la proposta della Commissione sugli aiuti di Stato rischia di spaccare il mercato interno, ma la maggiore flessibilità nella riprogrammazione dei fondi strutturali europei non spesi e sul PNRR sembra una contropartita convincente per non opporsi alla misura chiave del piano anti IRA. Dopo il Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio, i leader UE ne riparleranno a marzo.
Aiuti di stato per la transizione green: le nuove regole anti IRA e i rischi per il mercato unico
Tra i temi affrontati nel corso del vertice straordinario dei leader UE che si è svolto a Bruxelles c'è anche la risposta dell'Unione all'aumento della competitività dei mercati mondiali, e in particolare all'Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti, attraverso la leadership nelle tecnologie innovative e a zero emissioni essenziali per la doppia transizione digitale e verde.
Il confronto è partito dalla comunicazione della Commissione europea sul Green Deal Industrial Plan, che ha tra i suoi pilastri l'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato per faciliare il sostegno alle imprese attraverso un Quadro temporaneo di crisi e transizione e l'ipotesi di un Fondo sovrano europeo a sostegno degli investimenti verdi.
Il quadro circa il Fondo di sovranità europeo è ancora nebuloso, con molte resistenze tra i paesi UE all'idea di una nuova condivisione del debito, sul modello Next Generation EU, e ipotesi ancora vaghe circa un possibile finanziamento a valere sul Quadro finanzario pluriennale o attraverso l'intervento della BEI. Le conclusioni del Consiglio del 9 febbraio si limitano a prendere atto dell'intenzione della Commissione europea di presentare una proposta prima dell'estate.
Sul fronte degli aiuti di Stato, invece, le proposte della Commissione sono già all'esame degli Stati membri e consistono essenzialmente in un allentamento degli attuali vincoli per facilitare il sostegno degli Paesi UE alle rinnovabili, agli investimenti per la decarbonizzazione dell'industria e agli investimenti produttivi relativi ad attrezzature di rilievo strategico per la transizione verso un'economia a zero emissioni nette. Dentro questo quadro ci sono modifiche molto profonde alle politiche europee sugli aiuti di Stato, tra cui la norma che permetterebbe ai singoli Paesi UE di allineare i propri sussidi ai livelli offerti dai paesi terzi per evitare la delocalizzazione delle aziende che operano nei settori più colpiti dall'IRA statunitense. Modifiche che secondo la stessa commissaria Marghethe Vestager potrebbero “pregiudicare la concorrenza e l’integrità nel mercato unico” e che, ha dichiarato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, rischiano di creare Stati di serie A e di serie B a seconda della capacità di spesa dei paesi UE a supporto delle rispettive imprese.
Il Consiglio europeo tornerà su queste questioni nella sua prossima riunione, ma intanto le conclusioni dei 27 chiedono di portare avanti con urgenza i lavori su una serie di linee d'azione, di cui la prima è la semplificazione delle procedure per gli aiuti di Stato, combinata con maggiore flessibilità nell'impiego dei fondi europei per mitigare le disparità di accesso ai mezzi finanziari tra i paesi UE.
La posizione dell'Italia sulla modifica degli aiuti di Stato
Il punto di vista dell'Italia è già stato espresso in più occasioni dagli esponenti del Governo. Il non paper italiano sulla risposta europea all’IRA denuncia infatti il rischio di un approccio che si basa quasi esclusivamente sull’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, e quindi in ultima istanza sull'intensità degli sforzi che i diversi paesi UE sono in grado di mettere in campo. Un rischio duplice, di mancata efficacia dell'azione e di frammentazione del mercato interno, che secondo Roma si potrebbe scongiurare affrontando congiuntamente, in occasione del Consiglio europeo di marzo, sia la materia degli aiuti di Stato che la riforma della governance dell'Unione, per aumentare la capacità fiscale dei paesi che altrimenti non potrebbero sostenere adeguamente le proprie economie.
Sul tema è intervenuto anche il ministro per gli affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, in audizione presso le commissioni Affari esteri della Camera e Politiche UE di Camera e Senato alla vigilia del vertice straordinario dei leader europei.
“Riteniamo che questa proposta senza una valutazione più generale rischia di essere pericolosa perché da una parte altera la tenuta del mercato interno e dall’altra rischia di non dare una risposta unitaria né all’IRA, né tantomeno a livello europeo”, ha spiegato Fitto, secondo cui inevitabilmente i paesi con maggiore capacità fiscale potranno intervenire con maggiore forza creando ulteriori elementi di disparità nel mercato interno.
Lo scambio con la flessibilità su fondi europei e PNRR
Nonostante queste valutazioni, la premier Giorgia Meloni si è detta molto soddisfatta dei risultati del Consiglio europeo, che nelle conclusioni cita, insieme alla partita aiuti di Stato, una serie di temi cari all'Italia - e in particolare il riferimento alla flessibilità nell'uso dei fondi UE - che potrebbero spingere il Governo a un compromesso.
Per evitare la frammentazione del mercato unico, le conclusioni fanno infatti seguire al punto sulla semplificazione degli aiuti di Stato, con procedure "più semplici, rapide e prevedibili" per "fornire rapidamente un sostegno mirato, temporaneo e proporzionato, anche mediante crediti d'imposta, nei settori strategici per la transizione verde che subiscono l'impatto negativo delle sovvenzioni estere o degli elevati prezzi dell'energia", il richiamo alla necessità di un accesso equo ai mezzi finanziari. Accesso che passerebbe per "la piena mobilitazione dei finanziamenti disponibili e degli strumenti finanziari esistenti, così da fornire sostegno tempestivo e mirato nei settori strategici, senza minare gli obiettivi della Politica di Coesione".
Questa flessibilità interessa all'Italia su due fronti.
Il primo è quello relativo al PNRR, sia in termini di contenuti - quindi progetti da modificare, eliminare o includere nel Piano -, che relativamente ai tempi, con l'obiettivo ultimo di una proroga di almeno un anno della deadline europea.
Il secondo riguarda la riprogrammazione dei fondi europei 2014-2020 non spesi, che la Commissione ha autorizzato con il pacchetto SAFE, nell'ambito di REPowerEU, permettendo di destinare solo una parte delle risorse 2014-20 non utilizzate per misure di contrasto al caro bollette e alla crisi energetica e che il Governo italiano vorrebbe sfruttare maggiormente.
Per l'Italia il pacchetto dovrebbe includere anche il Fondo sovrano europeo, che però non trova particolare sostegno tra i 27, e la riforma della governance economica dell'UE, con richieste sia di breve che di lungo termine: dalla sospensione per un altro anno del Patto di stabilità a una revisione delle regole fiscali che non ostacoli ma, anzi, faciliti gli investimenti strategici.
Sul Fondo sovrano e le regole fiscali, per ora, l'Italia ha ottenuto poco: una presa d'atto nel primo caso e la sollecitazione a portare avanti rapidamente i lavori sul riesame della governance economica, senza indicarne la direzione, nel secondo.
La flessibilità nell'uso dei fondi esistenti, invece, al Consiglio europeo di marzo potrebbe funzionare come una vera e propria contropartita per non osteggiare l'asse franco-tedesco sugli aiuti di Stato.
Questo perchè su Recovery e fondi strutturali Roma ha bisogno di ampi margini di manovra subito, visto che le richieste di modifica ai PNRR devono pervenire a Bruxelles entro il 30 aprile e le risorse del ciclo 2014-2020 devono essere utilizzate entro il 31 dicembre 2023. Le conseguenze di una politica degli aiuti di Stato che permetterà ai soli paesi europei con finanze più solide di sostenere le proprie imprese con dosi massicce di aiuti pubblici, invece, il sistema industriale italiano le sconterà nel lungo termine, con divari di competitività che potrebbero minare la corsa per la leadership nei settori del futuro.
Per approfondire: RepowerEU e PNRR: entro fine aprile le modifiche al Piano
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