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PNRR: tra modifiche al piano e ritardi su terza e quarta rata, cosa aspettarsi nelle prossime settimane

 

PNRR - Photo credit: Foto di NakNakNak da PixabayMentre proseguono ancora i lavori per ottenere la terza rata di fondi PNRR, i ritardi si accumulano anche sulla quarta tranche, legata agli obiettivi che andavano raggiunti il 30 giugno. Dossier cui si aggiungono quelli relative alle modifiche complessive al Piano con l’aggiunta del capitolo REPowerEU. Tra incognite e lavori in corso, sarà un’estate calda per il PNRR.

Dalla prevenzione delle alluvioni al 5G: i progetti PNRR più in difficoltà

I ritardi accumulati finora nell’attuazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza gettano ombre sulla possibilità di incassare le rate 2023. 

L’attesa dell’ok sulla terza rata e le incognite sulla quarta

Malgrado l'esame di Bruxelles per sbloccare la terza rata di fondi PNRR non sia ancora ufficialmente completato, la partita sembrerebbe chiusa. O almeno così diceva qualche settimana fa, l'8 giugno scorso, il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni ai microfoni di Sky Tg24: la terza rata da 19 miliardi arriverà "prossimamente, penso che nel giro di questo mese si arriverà a concludere gli ultimi dettagli".

Ad oggi però il lavoro di Bruxelles non si è ancora concluso. "Sono in corso scambi costruttivi con le autorità italiane e ulteriori informazioni vengono fornite ove necessario. Comunicheremo la conclusione della nostra valutazione non appena raggiungeremo quella fase", ha scritto il 30 giugno la portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts su Twitter.

La partita comunque non si gioca tanto sulla terza rata quanto sulle successive, soprattutto sulla quarta, legata al raggiungimento degli obiettivi di giugno 2023. 

"Giusto porsi la questione", sottolineava il ministro responsabile del PNRR Raffaele Fitto nei giorni scorsi, aggiungendo però che "nessun paese ha ancora chiesto la quarta rata" di fondi PNRR e ricordando i ritardi degli altri Paesi. "Solo Italia, Spagna e Grecia hanno già chiesto tre rate, gli altri Paesi sono più indietro". "La tabella di marcia in ogni caso indica come impossibile l’ipotesi che la richiesta di pagamento della quarta rata parta come da prassi al termine del semestre di riferimento, ossia a fine giugno", aveva ammesso.

Il mese di giugno si è concluso ma non risulta che il Governo abbia inviato una richiesta a Bruxelles per la quarta rata. La ragione è ovviamente da cercare nei ritardi accumulati finora: al 30 giugno 2023, una serie di obiettivi fissati dalla tabella di marcia del Piano non sembrano essere stati centrati.  

In linea con quanto indicato nella terza relazione semestrale sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a registrare ritardi sarebbero i progetti per la creazione delle stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto su strada, l’assegnazione dei contratti per l’installazione di 2.500 stazioni di ricarica peri veicoli elettrici lungo le autostrade e nelle aree urbane, così come l’assegnazione del 100% dei lavori per la costruzione di asili nido.

Per accelerare l’erogazione dei fondi sono diverse le ipotesi su cui starebbero ragionando Bruxelles e Roma. 

Una prima opzione sarebbe quella delle "sospensioni di pagamento parziali". Nel caso della terza rata da 19 miliardi, ciò implicherebbe il versamento da Bruxelles di quasi tutta la somma prevista ad eccezione di 300 o 400 milioni. Per la quarta rata da 16 miliardi, legata a 27 obiettivi che l’Italia in teoria dovrebbe raggiungere entro giugno, la quota di fondi congelati potrebbe invece essere più alta

Un'altra opzione si concentrerebbe sulla modifica dei tempi di realizzazione di alcuni progetti accompagnata da una certa flessibilità sugli obiettivi quantitativi

La partita parallela sulla modifica del PNRR

Al capitolo quarta rata si aggancia un altro dossier, ancor più delicato, quello relativo alla revisione del PNRR.

La preoccupazione della Commissione non sembrerebbe infatti riguardare tanto l’esborso dei fondi quanto i tempi di modifica del PNRR. Se fino a qualche mese fa il Governo parlava di modifiche entro fine aprile, ora la scadenza cui punta Roma è quella del 31 agosto. Si tratta di partite che si giocano in parallelo e che Bruxelles vorrebbe chiudere a breve. Come sottolineato da Gentiloni l'8 giugno, "la rimodulazione generale del piano" deve "arrivare il prima possibile".

Un obiettivo che sembrerebbe condiviso da Palazzo Chigi, come sottolineava all'inizio di giugno il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo: l'intento del Governo, spiegava in un’intervista a La Repubblica, è comunicare “alla Commissione UE le variazioni per la riprogrammazione dei fondi entro l’inizio dell’estate”.

Da quanto riportato dall'Osservatorio sul Recovery Plan dell'Università di Roma Tor Vergata e Promo PA, gli esperti della Commissione europea (che si sono recati a Roma a metà giugno per la visita di routine dedicata a fare il punto della situazione sul Piano) avrebbero concordato con le autorità italiane un calendario preciso per modificare il PNRR. Si parte dalle modifiche ai 27 obiettivi della quarta rata del PNRR per poi passare alla revisione completa del Piano, che includerà anche il capitolo RepowerEU. 

Parallelamente, si tratta di capire quali progetti saranno spostati dal PNRR ai fondi europei e nazionali della Politica di Coesione in base al meccanismo dei vasi comunicanti. I lavori anche su questo fronte sono in corso e il ministro responsabile di entrambi i dossier, Raffaele Fitto, ha incontrato nelle scorse settimane i governatori delle Regioni per trovare una quadra.

"Nei prossimi giorni sulle proposte di modifica del PNRR e sulla programmazione 21-27 della Coesione, il governo porterà all'attenzione del sistema Paese obiettivi chiari e un percorso che punterà alla soluzione di problemi annosi su cui è necessario invertire la tendenza. Questa operazione che è realismo e responsabilità bisogna avere il coraggio dirla", ha annunciato Fitto il 1° luglio al Festival del Lavoro. 

Secondo le prime ipotesi, tra i progetti candidati a traslocare dal PNRR al Fondo Sviluppo e Coesione ci sarebbero quelli riguardanti l’ex Ilva e l'alta velocità nel Mezzogiorno, come ricostruito in questo articolo.

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