Riforma Fondo garanzia PMI: verso conferma soglia 5 milioni di euro
La fine della disciplina straordinaria del Fondo centrale di garanzia, in scadenza alla fine del 2023, non comporterà un pieno ritorno al vecchio regime di aiuto: passando per un negoziato con Bruxelles, alcune delle deroghe attuali potrebbero diventare strutturali. Tra queste, assicura il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l'importo garantito di 5 milioni di euro per impresa.
Fondo di garanzia: cosa cambia con le nuove disposizioni operative
I contenuti chiave della riforma del Fondo di garanzia MCC allo studio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy erano stati anticipati già nelle scorse settimane dal sottosegretario Massimo Bitonci. Ora un'importante conferma arriva dal ministro Adolfo Urso che, intervenendo insieme al sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze, Federico Freni, a un convegno sulle garanzie pubbliche organizzato dall'Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito (ANSPC), conferma la volontà di rendere strutturale la garanzia del Fondo centrale di garanzia per le PMI per importi finanziabili fino a 5 milioni di euro per impresa.
Come cambierà il Fondo di garanzia PMI
Il progetto di riforma del Fondo di garanzia persegue diversi obiettivi. Da una parte, mitigare l'impatto dell'uscita del regime speciale reso possibile dal Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, e dare continuità di sostegno alle imprese che in questi anni hanno individuato nel Fondo di garanzia uno strumento anticrisi e di facilitazione dell'accesso al credito bancario estremamente efficace. Dall'altra, si punta a consolidare il modello, allargandone la platea dei beneficiari e puntando maggiormente sulle sezioni regionali.
Le principali novità allo studio anticipate dal sottosegretario Bitonci sono quindi:
- la rimodulazione delle coperture, prevedendo in particolare:
- la garanzia all’80% per le operazioni di investimento, le operazioni di importo ridotto, quelle di microcredito e i finanziamenti alle startup
- una garanzia variabile in base alla durata dei prestiti e alle fasce di rating, da un massimo dell'80% a un minimo del 40%, per i finanziamenti per la liquidità
- la garanzia al 50% per le operazioni di capitale di rischio - la conferma del limite di 5 milioni di euro come importo massimo garantito per impresa
- l'aumento a 60mila euro dell'importo massimo per le operazioni di importo ridotto
- la riduzione da 2 milioni a 500mila euro dell’importo minimo previsto per le singole sottoscrizioni di minibond e da 40 a 20 milioni dell’ammontare minimo dei portafogli
- l'eliminazione della commissione dello 0,25% sull’importo garantito per le microimprese
- l'ammissione alla garanzia del Fondo delle imprese del Terzo settore iscritte al Registro unico nazionale, con esenzione dalla valutazione del merito di credito in caso di finanziamenti inferiori a un certo importo
- l'ammissione delle small mid cap, a valere su una riserva pari al 10% del dotazione complessiva del Fondo e applicando percentuali di copertura inferiori rispetto alle PMI
- la gratuità dell'intervento per le sezioni speciali delle Regioni, che il sottosegretario punta a promuovere, anche attraverso una combinazione di risorse del Fondo centrale di garanzia e risorse regionali, confermando le coperture massime dell'80% per la garanzia diretta e del 90% per la riassicurazione/controgaranzia.
Concretamente il progetto di riforma elaborato al MIMIT, in confronto con il MEF, e discusso con il gestore Mediocredito Centrale e con le associazioni imprenditoriali, deve superare l'esame della Commissione europea, che dovrebbe autorizzarne alcuni aspetti, dall'importo massimo garantito di 5 milioni di euro all'accesso delle small mid cap al Fondo.
La traduzione legislativa passerebbe poi per un decreto interministeriale e per la legge di bilancio 2024, che tradizionalmente determina le disponibilità finanziarie del Fondo di garanzia.
Per approfondire: La manovra 2023 proroga l'operatività straordinaria del Fondo di garanzia
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