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Al via la riforma delle politiche attive del lavoro

Piano Nazionale Nuove Competenze - Foto di Thirdman da PexelsE’ approdato in Gazzetta Ufficiale il decreto di adozione del Piano Nazionale Nuove Competenze, lo strumento collegato al PNRR e finalizzato alla formazione professionale e all'occupazione dei lavoratori. 

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La misura si inserisce direttamente nella cornice del Recovery Plan, dal momento che la sua adozione costituisce il raggiungimento del milestone di cui alla Missione 5 "Inclusione e coesione", Componente 1 "Politiche attive del lavoro", Intervento "1.1 Politiche attive del lavoro e formazione".

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del 14 dicembre, quindi, il Piano Nazionale Nuove Competenze diventa pienamente applicabile in tutto il territorio nazionale.

Cosa prevede il Piano Nazionale Nuove Competenze

Il Piano Nazionale Nuove Competenze (PNC) mira a "riorganizzare la formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati, mediante il rafforzamento del sistema della formazione professionale e la definizione di livelli essenziali di qualità per le attività di upskilling e reskilling".

Nel dettaglio, gli obiettivi del Piano sono i seguenti:

  • livelli essenziali delle prestazioni, nei termini di standard minimi di contenuto, di accessibilità, di personalizzazione e di spendibilità in applicazione delle normative nazionali vigenti
  • personalizzazione degli interventi: l’offerta dei servizi deve differenziarsi in maniera personalizzata, soprattutto nei confronti dei beneficiari più fragili e vulnerabili. I percorsi e i servizi di accrescimento delle competenze devono essere proporzionati e differenziati "a seconda dell’età, del livello di competenze, della complessità del bisogno, delle esigenze di conciliazione, ma anche del contesto del mercato del lavoro di riferimento, dei fabbisogni espressi dalle imprese, delle concrete opportunità occupazionali", anche attraverso la valorizzazione delle competenze già possedute
  • spendibilità dei risultati di apprendimento nei mercati del lavoro locali e nazionali: in esito a percorsi formativi offerti, le competenze acquisite devono contribuire ad incrementare le opportunità per i beneficiari di raggiungere o mantenere una condizione occupazionale soddisfacente, in linea con i propri bisogni e con quelli delle imprese
  • integrare le politiche della formazione con quelle attive del lavoro: processi e strumenti adottati devono rafforzare i profili di occupabilità e le iniziative di orientamento e accompagnamento al lavoro
  • coinvolgere direttamente le imprese e il territorio per progredire verso la transizione duale: vanno individuate e promosse strategie di coinvolgimento degli operatori economici locali per individuare i fabbisogni e pianificare gli interventi formativi, per la messa a valore del patrimonio infrastrutturale, tecnologico e cognitivo delle imprese al servizio di progettazione congiunta degli interventi di formazione in apprendimento duale
  • coniugare prossimità e qualità dell’offerta formativa: la realtà dei centri di aggiornamento e qualificazione/riqualificazione professionale in Italia, seppure con caratteristiche differenti da territorio a territorio, è ampiamente diffusa e regolamentata da dispositivi consolidati di autorizzazione e/o accreditamento
  • innovazione, sperimentazione, valutazione: il PNC deve includere anche interventi innovativi e sperimentali, che possano costituire una base per il cambiamento nell’ottica della condivisione delle buone prassi

I beneficiari del Piano Nuove Competenze

La riforma interessa un gruppo molto ampio ed eterogeneo di persone occupate e disoccupate, con bassi livelli di qualificazione e categorie con maggiori fragilità: dai beneficiari di NASPI e DIS-COLL ai percettori del Reddito di cittadinanza, passando per i giovani e le donne, fino ai lavoratori che beneficiano di strumenti di integrazione salariale straordinari o in deroga, come CIGS, cassa per cessazione attività, trattamenti in deroga nelle aree di crisi complessa.

Il Piano integrerà anche altre iniziative, riguardanti le misure in favore dei giovani - quale il rafforzamento del sistema duale - e dei NEET, oltre che le azioni per il rafforzamento delle competenze degli adulti, a partire dalle persone con competenze molto basse.

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I tre programmi guida nel Piano

Sono tre i programmi guida inseriti nel Piano Nazionale Nuove Competenze. Il primo è il Programma GOL, dedicato principalmente ai disoccupati e consistente in interventi di aggiornamento o riqualificazione. Nel dettaglio questa misura mira a formare 3 milioni di persone entro il 2025; di questi almeno 800mila beneficiari dovranno essere impegnati in attività di formazione, di cui almeno 300mila in percorsi di rafforzamento delle proprie competenze digitali.

Altro pilastro è il Fondo Nuove Competenze, a valere sulle risorse dell'iniziativa UE REACT EU e rivolto ai lavoratori occupati delle imprese che hanno stipulato intese o accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro, in risposta alle innovazioni di processo, prodotto o di organizzazione degli occupati.

Ultimo tassello è il Sistema Duale, una modalità di apprendimento basata sull'alternarsi di momenti formativi "in aula" e momenti di formazione pratica in "contesti lavorativi", favorendo così politiche di transizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro per i giovani tra i 15 e i 25 anni.

Accanto a questi programmi, vengono individuate anche le relative linee di principali complementarità degli interventi che si innestano a valere su altre fonti di finanziamento e programmazione, come esemplificate nella seguente tabella:

Fonte: Decreto del 14 dicembre, GURI n. 307 del 28.12.2021

Consulta il decreto del 14 dicembre 2021, Gazzetta Ufficiale n. 307 del 28 dicembre 2021

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