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Porti - Consiglio di Stato, no al rinvio della riforma

Nessuno rinvio e nessuna deroga. E’ l’invito del Consiglio di Stato al Governo, nel suo parere che analizza nel dettaglio il decreto di riforma delle Autorità portuali

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Non bisogna cedere alle sollecitazioni delle Regioni, che hanno chiesto all’esecutivo di spezzettare la riforma, rimandando i suoi pieni effetti in avanti di 36 mesi. Secondo i giudici amministrativi, invece, è fondamentale che tutto il nuovo sistema entri in vigore immediatamente. Evitando anche il pericolo di duplicare le strutture esistenti.

Cosa dice la riforma

La riforma, va ricordato, interviene su un sistema che è stato creato oltre venti anni fa, modificandolo profondamente. E il suo approccio è corretto. Tanto che il Consiglio di Stato esprime “apprezzamento circa gli obiettivi della riforma, che si propone di riorganizzare la struttura e semplificare organi e procedimenti”. Soprattutto, piace l’idea di passare da un sistema basato su singoli scali a un approccio tarato su una visione di insieme delle Autorità, per superare l’eccessivo localismo e migliorare il livello di coordinamento tra i porti.

Necessaria ma non sufficiente

La riforma, però, secondo quanto spiega il Consiglio di Stato, è “necessaria ma non sufficiente”. Sarà fondamentale la fase attuativa per assicurare il raggiungimento di tutti gli obiettivi strategici. “I soli interventi di riorganizzazione della governance e di semplificazione, ancorché necessari, non sono da soli sufficienti a ridare slancio economico al settore”, si legge. Quindi, un vero rilancio passa “dalla pianificazione nazionale e dall’apertura al mondo della logistica e dell’intermodalità”.

Rischio depotenziamento

In questo quadro, il parere sottolinea come vi sia il rischio che “il disegno di riforma si affievolisca con l’introduzione di dilazioni e riframmentazioni. Ad esempio, la Conferenza unificata, che pure formula svariate osservazioni ragionevoli, propone di introdurre un meccanismo di rinvio fino a 36 mesi dell’entrata in vigore della riforma, o di rendere possibile l’inserimento di un porto di interesse regionale presso un’Autorità di sistema”. Per i magistrati, invece, bisogna tenere coerente l’impianto della riforma, senza cedere a deroghe non sostenute da forti motivazioni oggettive.

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Riorganizzazione e semplificazione

Sul fronte del processo di riorganizzazione delle Autorità, poi, il Consiglio di Stato denuncia il rischio di duplicazioni di centri decisionali o di sopravvivenza di quelli già esistenti, “laddove si prevede l’istituzione degli uffici territoriali presso i porti già sede delle soppresse Autorità portuali, con il pericolo di mantenere l’attuale frammentazione e di aumentare i costi”. Sul fronte della semplificazione, invece, c’è il pericolo che gli obiettivi del Governo non siano effettivamente raggiunti nella pratica, “per cui si rende opportuno il monitoraggio e l’eventuale adozione di misure correttive ex post”.

Potenziali conflitti di interessi

Serve anche una più chiara separazione tra attività di gestione del porto e attività economiche, svolte anche indirettamente tramite società partecipate. Secondo il parere bisogna evitare che, nella vita quotidiana delle Autorità portuali, questi piani si intreccino creando conflitti di interesse. Per questo occorre “assicurare l’effettiva applicazione del principio della separazione tra attività di gestione del porto e attività economiche di interesse portuale, rendendo più chiaro il divieto per le Autorità di governo di svolgere operazioni economiche in ambito portuale”, anche indirettamente (per il tramite di società partecipate).

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