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Investimenti - UE, regole piu' severe per controllo operazioni da Cina

 

EU-China - Photo PixabayE' pronta la proposta di Regolamento UE per il controllo degli investimenti provenienti dall'estero, in primis dalla Cina.

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Fonti ufficiali europee hanno fatto sapere che la proposta per un nuovo regolamento che preveda misure più efficaci contro gli investimenti indiscriminati in UE da parte dei Paei terzi - e in particolare da Pechino - è arrivata nelle scorse ore sul tavolo dei commissari Ue.

Pioggia di investimenti cinesi in UE

Secondo un recente studio condotto dal gruppo di ricerca Rhodium Group e dal Mercator Institute for China Studies di Berlino, in materia di investimenti vi è una situazione di forte sbilanciamento tra Unione europea e Cina. I dati mostrano infatti che nel 2016 gli investimenti cinesi in Europa hanno superato di quattro volte quelli europei in Cina.

Ciò è dovuto, tra gli altri fattori, alla disparità di trattamento del governo cinese nei confronti di imprese locali e imprese estere. Una disparità che rende estremamente difficili gli investimenti in Cina da parte di imprese non cinesi.

Nel 2016, a fronte di appena otto miliardi di euro di operazioni europee nella Repubblica cinese (ulteriormente in calo rispetto al 2015), secondo lo studio del Rhodium Group, le acquisizioni cinesi sul mercato europeo sono valse 35,1 miliardi di euro, registrando un +77% rispetto all'anno precedente.

Per quanto riguarda la situazione italiana, poi, nel periodo 2000-2016 il Belpaese risulta al terzo posto tra le destinazioni degli investitori cinesi in Europa, con operazioni per 12,8 miliardi di euro. Al primo e secondo posto si piazzano, rispettivamente, la Gran Bretagna (dove gli investimenti cinesi hanno toccato quota 23,6 miliardi) e la Germania (con operazioni da Pechino per 18,8 miliardi di euro).

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UE-Cina: negoziati per accordo su investimenti

Risale al 2013 l'avvio delle trattative tra UE e Cina in vista di  un accordo in materia di investimenti. Obiettivo dell'intesa è quello di fornire agli investitori di entrambe le parti un accesso a lungo termine ai reciproci mercati. L'Esecutivo UE, in particolare, esorta il governo di Pechino ad assicurare alle imprese europee condizioni di parità con quelle cinesi, nel rispetto dei principi della concorrenza, dei diritti di proprietà intellettuale e delle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

Sul futuro accordo in materia di investimenti tra UE e Repubblica popolare cinese, la DG Commercio della Commissione europea ha recentemente avviato una valutazione dell'impatto sulla sostenibilità (Sustainability Impact Assessment, SIA). Lo strumento serve a produrre un'analisi approfondita dei potenziali impatti economici, sociali, ambientali e sui diritti umani delle trattative in corso. 

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Italia, Germania e Francia invocano controlli più severi

E' di pochi giorni fa la lettera inviata dalla ministra dell'economia tedesca Brigitte Zypries al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker per esortare Bruxelles a mettere in campo strumenti più efficaci per il controllo degli investimenti provenienti dall'estero, con particolare riguardo alla Cina, e mettere fine ad un'apertura dei mercati "a senso unico".

In questa battaglia contro gli investimenti indiscriminati di Pechino la Germania è affiancata da Italia e Francia, che hanno più volte chiesto all'Esecutivo UE di introdurre regole più efficaci per risolvere la questione.

Proprio nelle scorse ore l'europarlamentare PD Alessia Mosca ha ricordato che non basta concentrare gli sforzi delle istituzioni UE solo sul nuovo sistema di dazi antidumping. "Mentre Parlamento, Consiglio e Commissione stanno lavorando a un problema urgente, quello di una nuova metodologia di calcolo delle misure anti-dumping, un altro tema - ha detto l'eurodeputata - sta diventando sempre più pressante e rilevante: il controllo degli investimenti stranieri in Europa. In modo particolare - ha specificato Mosca - parliamo ancora una volta della Cina".

Seconda l'europarlamentare, "non viene sottolineato abbastanza quanto la preoccupazione, in questo caso, sia duplice, economica e politica: economica perché le nostre imprese sono soggette a una competizione sleale, da parte di società operanti in Paesi non soggetti a regole di mercato, geopolitica perché alcuni asset sono fondamentali per un Paese, per la sua economia e per il suo futuro e dovremmo riflettere sull'opportunità di lasciare libero accesso a questi asset da parte di aziende straniere".

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UE: pronto meccanismo su controllo investimenti

In base a quanto riferito da fonti ufficiali europee, la proposta di Regolamento UE che preveda misure più efficaci contro gli investimenti indiscriminati in UE da parte dei Paei terzi - e in particolare da Pechino - sarebbe pronta e già sul tavolo della Commissione europea.

Secondo i portavoce di Bruxelles, al centro della normativa vi sarebbe un meccanismo che obbliga gli Stati alla trasparenza, senza però "entrare in contrasto con le competenze decisionali nazionali", come richiesto dai ministri dell'UE al vertice di giugno scorso.

Il collegio dei commissari, riunitosi il 6 settembre a Bruxelles, si sarebbe concentrato - riferiscono le fonti - anche su questioni più generali, come la necessità di una separazione delle competenze tra Commissione e Stati membri nell'ambito degli accordi di libero scambio.

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