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Cooperazione allo sviluppo: all'Africa meta' dei fondi 2019-2021

 

I fondi 2019-2021 per la cooperazione allo sviluppoNel triennio in corso i fondi per gli aiuti allo sviluppo oscillano tra i 4,5 e i 5 miliardi di euro l’anno. I numeri emergono nel Documento triennale di programmazione della cooperazione allo sviluppo 2019-2021. La priorità è la gestione dei flussi migratori, mentre il 25% delle risorse sarà usato per cancellare il debito dei paesi poveri. La metà dei fondi andrà all’Africa.

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Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri del Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo 2019-2021, l’AICS ha pubblicato il testo del piano. Nelle sue 57 pagine, emergono i fondi disponibili e le aree di intervento, articolate su 5 “P”: persone, prosperità, pianeta, partenariati e pace.

Le risorse a disposizione: in crescita il rapporto CPS/RNL

Negli ultimi anni i fondi per la cooperazione allo sviluppo sono tornati a crescere. Dal 2012 infatti il rapporto CPS/RNL, cioè l’indicatore tra Cooperazione pubblica allo sviluppo (CPS) e il Reddito nazionale lordo (RNL), è infatti passato dallo 0,14% allo 0,30% del 2017. In valori assoluti parliamo di oltre 5,2 miliardi di euro nel 2017.

Un percorso di graduale riallineamento che dovrebbe essere confermato nel triennio in corso: “la Legge di Bilancio 2019-2021 lascia prevedere che nel 2019 il rapporto CPS/RNL rimanga stabile”, si legge nel documento, con le seguenti ripartizioni per cassa:

  • Oltre 5,01 miliardi di euro nel 2019;
  • Oltre 4,42 miliardi di euro nel 2020;
  • Oltre 4,47 miliardi di euro nel 2021.

Un ammontare significativo di risorse, che saranno gestite dai diversi Ministeri.

I fondi gestiti dalla Farnesina e dell’AICS

Per quanto riguarda gli Esteri e l’Agenzia AICS, nel triennio 2019-2021 sono stati stanziati in tutto oltre 3,43 miliardi di euro.

I fondi sono destinati ad essere usati su vari capitoli. Le risorse attribuite alla DG Cooperazione allo sviluppo del Ministero, infatti, sono ripartite tra i contributi obbligatori agli organismi internazionali (54,78 milioni all’anno) e quelli al FES, il Fondo europeo di sviluppo (600 milioni all’anno).

I fondi stanziati per l’AICS, invece, vengono ripartiti tra gli interventi ordinari e quelli specifici a sostegno delle minoranze cristiane perseguitate.

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Le risorse in capo al MEF

Una parte importante dei fondi allo sviluppo è gestita dal Ministero dell’economia (MEF) a cui infatti, nel triennio 2019-2021 vanno oltre 1,69 miliardi di euro, di cui:

  • 1,16 miliardi di euro per la partecipazione ai Fondi di Sviluppo;
  • 129,5 milioni di euro per la sottoscrizione degli aumenti di capitale in corso nelle Banche di Sviluppo;
  • i restanti 377,9 milioni di euro per altre iniziative multilaterali, tra cui quelle per la cancellazione del debito (Multilateral Debt Reduction Initiative) e quelle sui vaccini (Advance Market Commitment, IFFIm).

I fondi gestiti da CDP

Con la legge 125-2014 l’Italia si è dotata di un nuovo impianto delle politiche per la cooperazione allo sviluppo, prevedendo il coinvolgimento di un range più ampio di attori.

Con quella legge sono stati istituiti anche due fondi - uno per i crediti di aiuto e uno per i crediti agevolati per le imprese miste - gestiti da Cassa depositi e prestiti (CDP).

Ebbene, quanto al Fondo rotativo per i crediti di aiuto (previsto all’articolo 8 della legge 125-2014) nel documento si legge che “la disponibilità complessiva stimata per nuove iniziative a credito d’aiuto ammonta al 31 dicembre 2018 a circa 989 milioni di euro” e che “negli anni 2019-2021 si presume che l’ammontare equivalente in euro dei rientri sarà complessivamente pari a circa 260 milioni”. Alla luce di ciò, il documento annuncia che “l’ammontare delle erogazioni presunte nel triennio in esame, si stima possa essere pari a circa 225 milioni di euro (in media circa 75 milioni di euro per ciascun anno)”.

Situazione più complicata, invece, per i crediti agevolati per le imprese miste, disciplinati dall’art. 27 della legge 125-2014. “Tale strumento non ha ancora trovato effettiva attuazione”, si legge nel documento, dove però si specifica anche che “nel corso dell’anno dovrà essere approvata da parte degli organi competenti (Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo e Comitato Congiunto per la Cooperazione allo Sviluppo) la nuova regolamentazione attuativa inerente i finanziamenti sotto qualsiasi forma”.

Pertanto ad oggi, conclude il documento, “non è prevedibile stimare i flussi di movimentazione nei prossimi anni, con riferimento sia all’entità dei futuri esborsi per nuove operazioni, sia ai possibili rientri”. 

Le risorse per operazioni di “matching” 

Nel novero degli strumenti per la cooperazione allo sviluppo figura anche il “matching su crediti di aiuto”, cioè quel sostegno finanziario che serve a garantire un livello di gioco paritario tra le imprese che partecipano alle gare internazionali e la cui procedura è attualmente in corso di revisione.

Il “matching”, infatti, è “una forma di sostegno pubblico che prevede la concessione di un credito di aiuto legato da parte di un Governo di un Paese OCSE in favore di un Paese in via di sviluppo al fine di controbilanciare un’analoga azione svolta da un altro Paese donatore”. 

Mentre a livello internazionale lo strumento è regolato dall’Accordo Consensus dell’OCSE, “a livello nazionale, l’attivazione della procedura avviene su richiesta di una impresa italiana che partecipa a una gara internazionale finalizzata alla realizzazione di un progetto di sviluppo in un Paese partner, laddove l’ente appaltante richieda, oltre a una offerta tecnico-economica, un’offerta finanziaria che assume carattere determinante nella fase di aggiudicazione”. 

Il sostegno, spiega infatti il documento, “permette di ripristinare le condizioni di parità e di concorrenzialità dell’offerta fra l’impresa italiana e l’impresa di un altro Paese che beneficia di un credito d’aiuto governativo. Il finanziamento è quindi “legato”, condizionato alla aggiudicazione della gara in favore di un’impresa italiana. 

Gli stanziamenti degli altri Ministeri

Oltre alla Farnesina e al Ministero dell’economia, i circa 5 miliardi di euro all’anno destinati alla cooperazione allo sviluppo, sono gestiti anche da altri Ministeri, a cominciare dal Ministero dell’Interno per le spese sostenute per fornire assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo nei primi 12 mesi di permanenza in Italia.

Di rilevanza crescente è anche il ruolo giocato dal Ministero dell'Ambiente le cui dotazioni annuali, infatti, oscillano tra i 18 e i 15 miliardi di euro. 

Fonte: Documento triennale di programmazione della cooperazione allo sviluppo 2019-2021

Dove e per cosa saranno spesi i fondi

In linea generale il documento stima che la fetta più grande dei fondi (il 21%) sarà spesa per gli aiuti umanitari. Seguono la governance (20%) e l’agricoltura (10%).

A livello geografico, invece, la metà delle risorse sarà destinata all’Africa, da cui provengono anche la maggior parte dei flussi migratori e dove sono in corso il numero maggiore di conflitti. Seguono i Balcani con il 30% delle risorse e, distanziate, Americhe e Asia a cui vanno rispettivamente il 9% e l’8% dei fondi.

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> Consulta il documento di programmazione della cooperazione allo sviluppo

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