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Materie prime critiche: cosa prevede la legge europea?

 

Materi prime criticheRegole più semplici per finanziare progetti strategici, maggiori investimenti in attività di ricerca e innovazione, con focus su sostenibilità ed economia circolare, e diversificazione dei fornitori. Sono alcune delle priorità al centro della proposta di regolamento sulle materie prime critiche presentata oggi dalla Commissione UE.

Energia, Ucraina, aiuti alle imprese: i punti chiave del discorso sullo Stato dell'Unione

Scopo dell'European Critical Raw Materials Act - già annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il suo discorso sullo Stato dell'Unione - è assicurare l'accesso delle imprese europee alle materie prime critiche, garantendo la transizione verso un'economia sostenibile e digitale.

Insieme al Net Zero Industry Act, la legge europea sulla materie prime critiche sta predisponendo il contesto normativo per favorire investimenti green e sostenibili nell'ambito del Green Deal Industrial Plan, il nuovo piano per la competitività dell'industria europea a zero emissioni.

Cosa prevede la legge europea sulle materie prime critiche?

Ripercorrendo la strada già tracciata per i semiconduttori con l'European Chips Act, il regolamento presentato dalla Commissione europea il 16 marzo 2023 intende ridurre la dipendenza dell'UE da altri paesi, in primis la Cina, e garantire all'industria europea l'accesso alle materie prime critiche. Come?

Tramite l'individuazione di progetti strategici lungo tutta la catena di approvvigionamento (dall'estrazione alla raffinazione, dalla trasformazione al riciclaggio) e la creazione di riserve strategiche.

Nel dettaglio, la proposta di regolamento - accompagnato da una comunicazione - si muove su due livelli: da un lato con una serie di 'azioni interne' all'UE, dall'altro con interventi a livello internazionale.

Nel novero delle azioni interne rientra innanzitutto un elenco aggiornato delle materie prime critiche, cui si aggiunge un elenco delle materie prime strategiche, fondamentali per lo sviluppo di nuove tecnologie verdi e digitali.

Allo scopo di diversificare l'approvvigionamento di materie prime entro il 2030, il regolamento definisce i parametri di riferimento per la capacità produttiva europea:

  • almeno il 10% del consumo annuale dell'UE per l'estrazione
  • almeno il 40% del consumo annuale dell'UE per la lavorazione
  • almeno il 15% del consumo annuale dell'UE per il riciclaggio
  • non più del 65% del consumo annuale dell'UE di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase di lavorazione pertinente da un singolo paese terzo

Le legge intende anche ridurre gli oneri amministrativi e velocizzare le procedure di autorizzazione (24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di lavorazione e riciclaggio) affinché i progetti strategici possano accedere più agilmente ai finanziamenti pubblici. Gli Stati membri dovranno anche sviluppare programmi nazionali per l'esplorazione delle risorse geologiche.

Fronte sicurezza, è previsto il monitoraggio delle catene di approvvigionamento insieme al coordinamento delle scorte di materie prime strategiche tra gli Stati membri. Alcune grandi aziende dovranno effettuare un audit delle loro catene di approvvigionamento di materie prime strategiche, comprendente uno stress test a livello aziendale.

Lato ricerca e innovazione, la Commissione UE rafforzerà l'adozione e la diffusione di tecnologie innovative, grazie al programma Horizon Europe (che stanzia 500 milioni per i progetti di R&I sulle materie prime critiche), all'European Innovation Council e all'European Institute for Innovation and Technology.

Prevista anche la creazione di un partenariato su larga scala per le competenze sulle materie prime critiche e una Raw Materials Academy. All'esterno, il Global Gateway sarà utilizzato come veicolo per assistere i paesi partner nello sviluppo delle proprie capacità di estrazione e lavorazione, compreso lo sviluppo delle competenze.

In ottica di sostenibilità ed economia circolare, il regolamento assegna agli Stati membri il compito di adottare misure nazionali per migliorare la raccolta dei rifiuti ricchi di materie prime critiche e garantirne il riciclaggio in materie prime critiche secondarie.

A livello internazionale, invece, gli impegni dell'UE si concentreranno su:

  • la diversificazione dei partner commerciali, rafforzando gli accordi con i mercati emergenti e in via di sviluppo
  • la creazione di un Critical Raw Materials Club
  • partenariati strategici con paesi che promuovono un modello di sviluppo sostenibile

Il regolamento passa ora all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio UE.

Consulta la proposta di regolamento

Consulta la comunicazione

Materie prime critiche: cosa sono?

Si tratta di materiali di strategica importanza economica per l’Europa e caratterizzati allo stesso tempo da un alto rischio di fornitura.

Sono materie prime fondamentali per numerose attività industriali, particolarmente importanti per la transizione ecologica; vengono utilizzate per esempio nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie. Queste tecnologie richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda prevista in continua crescita nei prossimi anni.

Si stima, per esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050, questo fabbisogno crescerà a 60 volte più litio e 15 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda dell’Unione Europea.

L’elenco delle materie prime critiche è in continuo aggiornamento da parte della Commissione UE; l’ultimo è stato pubblicato nel 2020 e comprende 30 materie prime critiche.

Il rischio di fornitura dipende principalmente dalla sua concentrazione in pochi, se non singoli paesi, dalla governance dei fornitori, dal contributo del riciclo e dalla dipendenza europea dalle importazioni.

La Cina fornisce all’UE circa il 98% delle terre rare, la Turchia il 98% del borato, il Sudafrica il 71% del platino e una percentuale ancora più alta per i materiali del gruppo del platino: iridio, rodio, rutenio. Il litio è fornito al 78% dal Cile, mentre la fornitura di alcune materie prime critiche con l’afnio e lo stronzio dipendono da singole aziende europee.

Per approfondire: Contro la crisi dei microchip l’Europa deve ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime

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