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End of Waste: il dl Imprese supera lo stallo dello Sblocca Cantieri

 

End of WasteL’adozione della direttiva End of Waste confluisce nel decreto Imprese. Viene così superata la misura contenuta nello Sblocca Cantieri, criticata dagli stakeholder per aver bloccato gli impianti più virtuosi.

DL 101-2019: in Gazzetta il decreto su lavoro e crisi aziendali

Dopo il via libera del Parlamento è entrato in vigore dal 3 novembre il ddl di conversione del decreto-legge n. 101/2019 sulla tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali.

All'interno, oltre una serie di misure per i rider e la risoluzione di crisi aziendali, è stato inserito un articolo per recepire le direttive UE del 2018 sull'economia circolare, che regolano il cosiddetto End of Waste.

End of Waste: il dl Imprese supera stallo dello Sblocca Cantieri

Accogliendo le numerose richieste delle aziende del settore dell’End of Waste, l'articolo 14 bis della legge recepisce le direttive UE che regolano le attività di riciclo, permettendo alle Regioni e alle Province (in mancanza del via libera del Ministero dell'Ambiente) di autorizzare le aziende al riciclo di rifiuti che finora finivano in discarica o negli inceneritori.

L'articolo prevede anche una banca dati nazionale di tutte le aziende che riciclano e controlli dell'Ispra rafforzati. Le autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni comunicheranno all’Ispra i nuovi provvedimenti autorizzatori adottati, riesaminati o rinnovati, entro dieci giorni dalla notifica degli stessi al soggetto richiedente. 

Via libera alle autorizzazioni regionali caso per caso sulla base dei nuovi criteri europei, facendo salve le autorizzazioni esistenti e abrogando la norma introdotta con la legge “sblocca cantieri”, che faceva riferimento al vecchio decreto ministeriale del 5 febbraio 1998 per definire “tipologia, provenienza e caratteristiche dei rifiuti, attività di recupero e caratteristiche di quanto ottenuto da tale attività”. Una misura molto criticata dalle imprese del settore nel corso delle audizioni parlamentari sull’End of Waste.

Cosa chiedevano gli stakeholder

“Chi vuole davvero che si sviluppi l'economia circolare nel nostro Paese deve fare in modo che sia possibile nuovamente che il caso per caso sia fatto applicando la direttiva UE. Se si aggiunge questo pezzo il sistema riparte, altrimenti si chiudono gli impianti”, dichiarava Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular.

Unicircular e Assombiente, le associazioni che nell’ambito della Federazione imprese di servizi (FISE) rappresentano le aziende dell’economia circolare e che gestiscono servizi ambientali, avevano depositato una proposta di emendamento, condivisa da oltre 50 associazioni, per superare lo stallo creatosi nel settore dopo l'approvazione dello Sblocca cantieri.

Provvedimento che, sottolineava Elisabetta Perrotta, direttrice di Fise-Assoambiente, “ha bloccato tutte aziende del riciclo che avevano autorizzazioni caso per caso”.

Fluttero ha spiegato che l'emendamento recepisce per intero la direttiva UE sui rifiuti, la 2018/851, puntando ad adeguare il nostro ordinamento alle linee guida europee sull'End of Waste, così da avere una normativa organica non solo a livello italiano ma anche europeo. “Nel nostro emendamento abbiamo aggiunto anche un Registro nazionale pubblico affinché tutte le autorizzazioni rilasciate dalle regioni caso per caso possano essere oggetto di attenzione”.

Utilitalia: il testo approvato dal Senato non basta

“L'emendamento approvato in Senato al ddl di delegazione europea non è risolutivo”, sottolineava Paolo Giacomelli, vice direttore di Utilitalia associandosi all’appello lanciato da Unicircular e Assombiente.

Giacomelli aveva poi segnalato la necessità di “spostare il tema dalle autorizzazioni ai controlli” senza concentrarsi nemmeno sulle linee guida ministeriali: “Crediamo che le linee guida siano già comprese nella direttiva europea. Poi saranno i soggetti deputati all’autorizzazione caso per caso a utilizzare quei criteri per verificare le condizioni di autorizzazione”.

Assocarta: senza End of Waste difficile pensare a un Green New Deal

“Non è accettabile che per una paralizzante interpretazione giuridica in materia di EoW non sia possibile richiedere le autorizzazioni per riciclare e recuperare rifiuti. Se le norme non tengono in considerazione la continua evoluzione tecnologica in materia si compromette il ruolo del settore cartario nell’economia circolare, ad esempio nel riciclo di materiali compositi e complessi. Per questo va recepito l’articolo 6 della direttiva rifiuti 851/2018 che prevede un serie di criteri per l’autorizzazione caso per caso a livello regionale. Altrimenti finiremo nelle sabbie … immobili! Se non  ci siamo già”. Così il Presidente di Assocarta Girolamo Marchi al termine dell’audizione. 

“E senza un sistema di EoW difficile pensare ad un Green New Deal. Molte iniziative imprenditoriali sono bloccate e questo impedisce di aumentare il riciclo della carta e di essere più efficaci in termini di economia circolare, bloccando proprio l’innovazione della quale abbiamo una straordinaria necessità”.

ANCE: servono regole chiare e al passo coi tempi

La direttiva europea riconosce la possibilità di adottare decisioni “caso per caso” in assenza di specifiche normative a livello europeo e nazionale. Per quanto riguarda l’edilizia, a livello nazionale è intervenuto il dlgs 203/2003 che ha modificato il Codice dei rifiuti (D.lgs. 22/1997) prevedendo che negli appalti pubblici di lavori e di servizi almeno il 30% dei materiali impegnati derivasse da processi di recupero.

La circolare attuativa è arrivata nel 2005, ma ha avuto scarso esito. 

“Da allora ad oggi - scriveva l’Associazione nazionale costruttori edili in una nota - a grandi proclami e slogan politici non hanno fatto seguito strumenti normativi in grado, davvero, di promuovere l’adozione di sistemi basati sulla circolarità delle risorse. Anzi il panorama normativo italiano, mutevole ed instabile, sembra connotarsi per una tendenza ad affrontare questioni tecniche e delicate con superficialità ‘normativa’, senza tenere conto della velocità a cui si muovono i settori e i procedimenti industriali con la conseguenza di ingenerare nuove e maggiori incertezze tra gli operatori, nonché alla fine di creare provvedimenti superati, inutili e complicati e quindi controproducenti”.

Da qui l'appello di ANCE ai legislatori a fissare “regole chiare e aggiornate, che tengano conto dei sistemi produttivi e delle tecnologie utilizzate. Le norme esistenti spesso sono superate e superficiali”.

Confartigianato: affidare di nuovo a Regioni le autorizzazioni al riciclo caso per caso

L’appello alla chiarezza normativa era stato rivolto anche da Confartigianato nel corso dell’audizione alla Camera: l'assenza di una regolamentazione chiara sull'End of Waste e l'attuale confusione sulle competenze autorizzative di Stato e Regioni ha paralizzato le attività di riciclo e riutilizzo dei rifiuti creando gravi problemi a 525mila imprese artigiane di numerosi settori, dall'edilizia al tessile, dalla lavorazione del legno alla meccanica, all'impiantistica fino al comparto alimentare. 

“Si tratta di una vera e propria emergenza che sta bloccando la transizione verso l'economia circolare in Italia”, sottolineava Confartigianato.

In attesa che vengano emanate norme chiare ed omogenee per semplificare il recupero degli scarti di lavorazione e il loro riutilizzo nel processo produttivo, Confartigianato chiedeva che fossero “subito riaffidate alle Regioni le autorizzazioni al riciclo caso per caso, sulla base di precise condizioni e di criteri definiti, uguali per tutta l'Europa”. E proponeva di “istituire a livello nazionale una cabina di regia e di monitoraggio di tutte le autorizzazioni rilasciate sul territorio”.

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