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Oltre il piano gas: così le rinnovabili possono accelerare l’autonomia energetica italiana e creare lavoro

 

Energie rinnovabili - Foto di Kervin Edward Lara da PexelsMentre il Governo vara il piano gas, con misure di comportamento e strategiche per ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione dei flussi dalla Russia durante l’inverno, in prospettiva l’Italia dovrebbe puntare sulle energie rinnovabili per rendersi più autonoma sotto il profilo energetico e accelerare il percorso di decarbonizzazione. E’ quanto sostengono due studi presentati a Cernobbio. 

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Il nuovo scenario economico e geopolitico mondiale segnato dalla guerra in Ucraina e dalle intermittenti interruzioni di gas da parte della Russia, che potrebbero diventare definitive in inverno, impone all’Europa e all’Italia un nuovo approccio all’energia.

Un cambiamento che non va necessariamente letto in negativo: “In questo momento cruciale abbiamo l’opportunità unica di eliminare gradualmente la nostra dipendenza storica dall’energia russa e di prendere in mano il nostro futuro energetico. Così facendo, possiamo mostrare al mondo che l’energia non dovrebbe mai essere usata come strumento di oppressione, ma come fonte di cooperazione e prosperità”, è stato sottolineato nei giorni scorsi al Baltic Sea Energy Security Summit, che ha riunito in Danimarca il presidente della Commissione europea, il commissario europeo per l’Energia, i primi ministri, i presidenti e i ministri dell’Energia di Germania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia e Danimarca.

Mentre in Europa ferve la discussione sul “price cap”, il tetto al prezzo del gas per contrastarne l’utilizzo come arma geopolitica ed economica da parte di Mosca, l’Italia si prepara ad affrontare l’inverno con il piano di risparmio del gas presentato il 6 settembre dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. 

Cosa prevede il piano gas: 1 grado in meno di riscaldamento e giorni ridotti

Il piano di contenimento dei consumi di gas varato dal Governo punta su due leve: massimizzazione della produzione termoelettrica con combustibili diversi dal gas e l’introduzione di misure di contenimento per il riscaldamento invernale.

Sarà un decreto MiTE a dettare il varo definitivo delle misure per risparmiare sul riscaldamento, ma i dettagli sono contenuti nel piano di risparmio presentato il 6 settembre: riscaldamenti accesi un’ora in meno e temperatura ridotta di un grado (da 20 a 19 gradi). Un cambiamento che, tra case private e luoghi pubblici, porterà a un risparmio di metano pari a 3,1 miliardi di metri cubi. 

Giù di 1 grado anche le temperature degli edifici adibiti ad attività industriali. Ridotto invece di 15 giorni anche il periodo di accensione.

A queste si affiancano una serie di misure comportamentali che il Ministero invita ad attuare per aumentare i risparmi in bolletta. Si tratta più che altro di indicazioni di buon senso, come sostituire gli elettrodomestici e i climatizzatori ad alto consumo con apparecchi più efficienti, scegliere lampadine a led invece di quelle tradizionali.

Non solo gas: le rinnovabili possono accelerare l’autonomia energetica dell’Italia

Al di là del piano per affrontare l’inverno, per non ritrovarsi in questa situazione nel lungo periodo serve un cambio di passo che impone un’importante riflessione non solo sul tema della dipendenza delle forniture energetiche ma anche sulla necessità di accelerare il percorso di transizione energetica. 

Due studi presentati nei giorni scorsi a Cernobbio puntano i riflettori su quest’ultimo aspetto e pongono una questione strategica: l’energia rinnovabili come game changer.

Sfruttando acqua, vento, sole e rifiuti e agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento, l’Italia può raggiungere il 58,4% di autonomia energetica. In pratica, può triplicare gli attuali livelli. E’ uno dei punti chiave dello studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A.

L’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa. Produciamo solo il 22,5% dell'energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. Per fare un confronto basti pensare che l’Italia è quintultima in UE per autonomia energetica, davanti solo a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%). 

La buona notizia è che stiamo migliorando su questo fronte: l'Italia è infatti tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. Una crescita riconducibile principalmente allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. 

Ma le rinnovabili in Italia possono essere sfruttate di più, sostiene lo studio. Del resto, siamo secondi in Europa per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili. Qualche esempio concreto indicato dallo studio.

Considerando le tecnologie correnti e gli attuali vincoli normativi, il fotovoltaico ha comunque una notevole capacità di sviluppo: 105,1 GW addizionali, quasi 5 volte la capacità installata odierna, calcola lo studio. Di questi GW in più, circa il 40% è legato agli impianti installati sui tetti, mentre il 60% agli impianti a terra. 

In particolare, Lombardia, Sicilia e Puglia valgono insieme il 32% della potenza addizionale. 

Idem per l’eolico, che potrebbe vedere la potenza aumentare di 21,1 GW rispetto ad oggi, quasi 2 volte la capacità attuale installata. In particolare, con 13,3 GW complessivi Sicilia, Puglia e Sardegna rappresentano il 63% dell’opportunità di sviluppo legata all’eolico. 

Infine, la valorizzazione dell’idroelettrico – attraverso il repowering di impianti esistenti e lo sviluppo di impianti di mini-idroelettrico - abiliterebbe un incremento della potenza di 3,3 GW (concentrata in Lombardia, Trentino Alto Adige e Piemonte), oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata. 

Consulta lo studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime”

Non solo autonomia energetica, la transizione green garantisce più investimenti e posti di lavoro

Un secondo studio presentato sempre a Cernobbio punta i riflettori su altri aspetti positivi e tutt’altro che trascurabili della transizione energetica: investimenti e posti di lavoro.

"Net Zero E-conomy 2050", lo studio redatto da Enel Foundation e The European House – Ambrosetti, mette nero su bianco un tema importante: accelerare l’introduzione di politiche che favoriscano il raggiungimento di un’economia a emissioni zero entro il 2050 non solo rafforzerà l’indipendenza energetica dell’Europa, ma garantirà maggiori opportunità di creazione di valore e di occupazione rispetto a scenari con ambizioni ridotte. 

Analizzando le traiettorie della transizione energetica in Italia e in Spagna, lo studio snocciola alcuni dati interessanti: gli scenari “Net Zero” individuati per Italia e Spagna prevedono investimenti pari a 3,3 miliardi e 2,2 miliardi di euro nel periodo 2021-2050 rispettivamente, inferiori agli investimenti necessari per gli scenari “Low Ambition” (3,8 miliardi di euro in Italia e i 2,7 miliardi di euro in Spagna).

Insomma, puntare a un’economia a zero emissioni conviene nel lungo termine non solo da punto di vista economico ma sotto il profilo dei benefici sociali.

Lo scenario “Net Zero” genera un effetto economico migliore rispetto a quello “Low Ambition”. Considerando gli investimenti stimati, ciò si traduce in maggiori ritorni economici (328 miliardi per l’Italia e 223 miliardi di euro per la Spagna) rispetto a uno scenario controfattuale. Ma anche a un maggior numero di posti di lavoro creati: 2,6 milioni contro i 2,1 dello scenario “Low Ambition” in Italia e 1,8 contro 1,7 in Spagna. 

I risparmi legati alla riduzione delle malattie, al miglioramento della produttività e alla riduzione di morti premature resi possibili dal contenimento dell’inquinamento nello scenario “Net Zero” ammontano a circa 614 miliardi di euro in Italia e 317 miliardi di euro in Spagna (in uno scenario “Low Ambition” i risparmi economici sono stimati in 495 e 205 miliardi di euro in Italia e Spagna). 

Oltre ai numeri, lo studio avanza cinque proposte di policy: una riguardante trasversalmente tutti i settori economici analizzati, le altre quattro centrate su iniziative specifiche per ogni settore. Proposte possibili solo a patto che vengano rispettati alcuni prerequisiti: il primo prerequisito è la necessità di garantire stabilità, trasparenza e coerenza delle politiche e misure energetiche europee, nazionali e locali; allo stesso tempo, risulta fondamentale sostenere la produzione industriale nel potenziamento delle tecnologie green esistenti, nello sviluppo di nuove soluzioni verdi e nell’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili. 

Venendo alle proposte, quella trasversale si propone di garantire una forma di cooperazione più forte e un maggior grado di armonizzazione nella governance della transizione energetica a livello europeo. 

Quanto alle proposte settoriali: 

  • nel settore elettrico si propone di semplificare le procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili, facilitare gli interventi sulle infrastrutture energetiche, promuovere la gestione della domanda, e la diffusione di strutture di stoccaggio e di soluzioni per la flessibilità; 
  • per promuovere la decarbonizzazione nei trasporti, si propone di semplificare le procedure per la realizzazione di infrastrutture di ricarica, rafforzare la collaborazione tra tutti gli attori della mobilità elettrica, promuovere l’interoperabilità, ottimizzare i tempi di connessione alla rete e favorire l’elettrificazione del Traporto Pubblico Locale (TPL); 
  • per il settore industriale, si propone di sfruttare i quadri giuridici per sostenere il passaggio tecnologico verso soluzioni più ecologiche, creare laboratori di trasferimento tecnologico per soluzioni di elettrificazione diretta e indiretta, e favorire i sistemi di demand-response; 
  • nell’ambito degli edifici, lo studio propone di definire l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibile fossile - tramite un quadro giusto, stabile e trasparente per quanto riguarda le pompe di calore - e creare uno sportello unico per sostenere il rinnovamento degli edifici.

Consulta lo studio "Net Zero E-conomy 2050"

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